Sanità
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25 Ottobre 2024
Ottobre è ormai conosciuto come “il mese rosa”, un’iniziativa nata in America nel 1992 e oggi sempre più diffusa nel mondo, dedicata alla prevenzione dei tumori al seno.
Sensibilizzare sull’importanza dell’adesione alle campagne di screening e di uno stile di vita sano è l’obiettivo del “mese rosa”, perché sono i primi strumenti di difesa in assoluto contro la malattia.
In Italia oggi, secondo il report dell’AIOM – Associazione Italiana Oncologia Medica, sono 834.200 le donne che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al seno, con oltre 55.000 nuovi casi nel 2023. Il tumore al seno resta il più comune tra le donne, rappresentando circa un terzo dei tumori femminili.
Grazie alla prevenzione e alla crescente consapevolezza da parte delle donne, oggi il tasso di sopravvivenza registrato a cinque anni dalla diagnosi di tumore al seno è superiore all’88%. Un dato reso possibile da una diagnosi sempre più precoce della malattia, che permette trattamenti chirurgici meno invasivi e terapie più efficaci, secondo un approccio personalizzato e sviluppato a partire dalle esigenze della singola paziente.
Ecco perché il “mese rosa” è importante: informazione e consapevolezza sono i primi passi verso la prevenzione. Sensibilizzare all’adesione delle campagne di screening risulta fondamentale per poter diagnosticare i tumori al seno ad uno stadio iniziale e poter agire prontamente.
Le campagne di screening sono gestite a livello regionale. Ogni Regione stabilisce come organizzare i programmi di screening, definendo le modalità operative, il target di riferimento e le risorse necessarie.
Le Regioni possono anche adottare tecnologie specifiche per facilitare la comunicazione e la gestione degli esami, come l’invio di inviti tramite SMS o la gestione digitale delle prenotazioni e dei risultati.
Lo screening per il tumore maligno al seno si rivolge generalmente alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e si esegue con una mammografia da ripetere ogni due anni.
I protocolli di screening del tumore al seno prevedono che l’ASL di appartenenza mandi un invito ad eseguire una mammografia gratuita a tutte le donne della fascia d’età interessata. Fino a poco tempo fa l’invito veniva spedito esclusivamente per posta. Oggi, invece, grazie all’utilizzo di sistemi informatici più avanzati in alcune Regioni le donne interessate ricevono direttamente un sms sul proprio cellulare.
Software come quello sviluppato in Sinapsys e adottato in regioni come Lazio, Sardegna e Lombardia, aiutano infatti gli enti nell’erogazione dei protocolli di screening. Si tratta di un progetto integrato con i sistemi informatici radiologici di refertazione, e conforme a diversi sistemi esterni, che rende le diagnosi più rapide, sicure ed efficienti.
La mammografia è un esame radiologico del seno che permette di rilevare noduli anche molto piccoli, non ancora palpabili. L’esame è più accurato nelle donne dai 50 anni in su, perché con il passare dell’età il tessuto adiposo sostituisce quello fibroghiandolare e questo permette di distinguere più facilmente i tessuti anomali. In alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia degli screening anche ad una fascia più ampia d’età, che va dai 45 ai 74 anni.
In caso di esito positivo o non chiaro della mammografia, la paziente viene contattata da un operatore sanitario per eseguire ulteriori approfondimenti, come un’ecografia al seno. In caso di esito negativo, dopo due anni dalla prestazione riceverà un nuovo invito a partecipare allo screening. Nel caso in cui, durante l’intervallo di tempo tra gli esami di screening, si manifestassero sintomi particolari o si riscontrasse, durante l’autopalpazione, un nodulo diverso dal solito, è consigliabile non aspettare il prossimo appuntamento di screening, ma consultare immediatamente il proprio medico di fiducia.
È importante per ogni donna monitorare la salute del proprio seno attraverso l’autopalpazione, indipendentemente dall’età. Conoscere il proprio corpo e osservarne i cambiamenti è infatti la prima forma di prevenzione del tumore al seno, insieme ad uno stile di vita sano e bilanciato.
Dopo i 20 anni, gli specialisti consigliano di eseguire l’autopalpazione almeno una volta al mese, tra il settimo e il quattordicesimo giorno dall’inizio del ciclo mestruale. In questo arco temporale la mammella è più morbida e meno soggetta ad alterazioni ormonali.
Se si riscontrano cambiamenti nella forma della mammella, nel colore della pelle, o al tatto si percepiscono nodularità sospette, è bene rivolgersi al proprio medico per prenotare una visita senologica. Durante l’autopalpazione è anche importante spremere delicatamente il capezzolo tra indice e pollice per verificare possibili secrezioni e osservarne il colore.
In caso di cambiamenti o noduli al seno, non è necessario allarmarsi: molti di questi sono di natura benigna, come le cisti mammarie o i fibroadenomi, e non rappresentano un rischio per la salute. È sempre opportuno consultare il proprio medico di fiducia o un senologo per ricevere una diagnosi più approfondita.
Le iniziative promosse in occasione del mese rosa sono fondamentali per sensibilizzare su tutti gli aspetti legati alla salute della donna. Oltre alla mammografia, ci sono altri screening importanti a cui sottoporsi.
Lo screening per l’HPV, ad esempio, consiste nella ricerca del virus del papilloma umano (HPV), responsabile della maggior parte dei tumori al collo dell’utero. I test di screening per il tumore del collo dell’utero includono il Pap-test e l’HPV-DNA test. Il Pap-test, il più utilizzato fino a oggi, viene offerto ogni 3 anni alle donne tra i 25 e i 64 anni per individuare precocemente eventuali anomalie cellulari che potrebbero evolvere in tumore.
Gli ultimi studi dimostrano però che nelle donne di età superiore a 30 anni è più efficace l’HPV-DNA test, che si esegue invece ogni 5 anni, e molte Regioni stanno lavorando per adottare questo modello. In alcune Regioni è anche possibile ritirare e poi consegnare gratuitamente in farmacia il kit per l’autoprelievo.
Per donne e uomini dai 50 ai 74 anni è invece consigliato sottoporsi allo screening per il tumore colon-rettale. I tumori del colon-retto rappresentano infatti la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne. L’esame si esegue tramite la ricerca di sangue occulto nelle feci o una colonscopia, per prevenire o diagnosticare precocemente il cancro del colon. Oggi in molte Regioni è possibile ritirare gratuitamente il kit per lo screening colon-rettale direttamente in farmacia e prelevare a casa un campione di feci da far analizzare.
Partecipare attivamente alle campagne di screening regionali è fondamentale per salvaguardare la propria salute, aumentando le possibilità di diagnosi precoce e trattamenti più mirati e meno invasivi.